martedì 4 novembre 2008

PROSSIME MOBILITAZIONI INDETTE DALL' UDS

Dopo le grandissime mobilitazioni dell'ultimo mese l'onda nelle scuole non si ferma. E' importante continuare la nostra lotta sia contro i provvedimenti del Governo (decreto 137, legge 133 e ddl Aprea) sia per praticare dal basso il vero cambiamento della scuola, autoriformando con i contenuti e con le proposte.


Mobilitazione sui territori il 7 novembre:
Per questo siamo convinti sia necessario invadere di nuovo le piazze. In tutti i territori, costruire mobilitazioni, azioni, notti bianche, manifestazioni tese a dimostrare la nostra più netta contrarietà a chi pretende di decidere sul nostro futuro senza interpellarci. Il governo approvando i provvedimenti a lungo contestati ha commesso un atto di gravissima irresponsabilità per questo dobbiamo far sentire ancora di più la nostra voce. Sono ancora molti i disegni di distruzione della scuola pubblica che il governo vuole mettere in atto come l'abbassamento delle ore di lezione per tutti gli indirizzi (cioè meno scuola) e il ddl Aprea che vuole trasformare le scuole in fondazioni private con addirittura il consiglio d'amministrazione.


Mobilitazione nazionale degli studenti medi a Roma il giorno 14 Novembre: Il 14 novembre ci sarà lo sciopero dell'Università. La battaglia per una conoscenza di tutti e per tutti passa attraverso l'unità tra il movimento degli studenti medi ed universitari nonché con tutti gli attori delle comunità scolastiche che si sono mobilitati nell'ultimo mese (genitori, docenti, etc). Per questo dovremmo essere presenti il giorno 14 novembre a Roma con un grande spezzone degli studenti e delle studentesse delle scuole superiori che dimostri la nostra volontà di generalizzare il conflitto e imporre a tutti il paese la necessità di invertire la rotta in merito alle politiche su istruzione e formazione. Siamo convinti, inoltre, che sia necessario trovare con gli universitari un'unità di lugo periodo, per questo dobbiamo intensificare il confronto anche attraverso momenti assembleari congiunti.


Settimana di Mobilitazione internazionale del 17 novembre:
Il 17 novembre da anni è la giornata di mobilitazione internazionale degli studenti, per questo costruiremo un'intera settimana di agitazione nelle scuole dove costruire dal basso la scuola che vogliamo, lo slogan di quest'anno è “Io voglio sapere”, per costruire dal basso pratiche di autoformazione e riappropriazione della didattica. Faremo quindi un'intera settimana di percorsi tematici, parleremo di attualità, di precarietà, di conoscenza, di come liberare il sapere dalla privatizzazione del mercato. Sarà anche l'occasione per promuovere un grande consultazione dal basso sui provvedimenti della Gelmini nonché per chiedere agli studenti e alle studentesse quale scuola vogliamo costruire. La consultazione ha l'obiettivo di dare voce a chi la scuola la vive, incrementare la democrazia dei processi decisionali, campestata in un modo scandaloso dai ministri Gelmini e Tremonti. Riprenderemo la parola, la stessa che la Gelmini ci ha tolto a botta di decreto legge.



Per il vero cambiamento della scuola – Riprendiamoci le nostre scuole!

Siamo un movimento che non accetta lo stato delle cose, che ripudia un modello di scuola obsoleto e incapace di cogliere le sfide del presente. Vogliamo cambiare la scuola dal basso perchè pensiamo i provvedimenti legislativi degli ultimi anni si inseriscono in un quadro di regressione sociale e civile del nostro paese. Per questo vogliamo mettere in discussione una didattica nozionistica e trasmissiva, a favore di una didattica cooperativa e condivisa, che parli di attualità, di un sapere davvero capace di emanciparci, di una scuola realmente democratica, laica, pluralista e laboratorio delle diversità. Vogliamo una scuola che sia al centro della produzione culturale dei territori, scuole aperte al pomeriggio dove produrre cultura aperta a tutti.

La cultura è l'unica arma che abbiamo contro le ingiustizie del nostro tempo, usiamola!

giovedì 30 ottobre 2008

28 Ottobre: Occupate le Facoltà dell'Unical


Un fiume in piena.
Così appariva l'Aula Magna dell'Università della Calabria nella mattinata di oggi (Martedì 28 ottobre). L'affluenza massiccia di studenti, ricercatori, docenti e precari dell'Ateneo, nel luogo convenuto per lo svolgimento dell'Assemblea odierna, ha reso necessario lo spostamento dell'incontro nel piazzale antistante le segreterie, dove è stato allestito in tutta fretta un palco mobile su un autocarro. Straordinario il livello di partecipazione, stimato attorno alle 3000 presenze tra tutte le persone che sostavano nei piazzali, sui viali di accesso e su entrambi i piani del ponte dell'Università.
Sulla spinta dell'entusiasmo generale e della voglia di partecipare i manifestanti, ad Assemblea conclusa, si sono ritrovati in corteo lungo il ponte. Durante il percorso sono nate spontanee e temporanee forme di occupazione dell'Ateneo. Alle ore 17:00 si sono tenute, contemporaneamente in ogni Facoltà, delle Assemblee libere ed autonome promosse direttamente dagli studenti utili a stabilire le forme di protesta da adottare a partire dalla giornata di domani. Ogni Facoltà decide in maniera autonoma, sebbene ci sarà un coordinamento generale, le modalità con cui esprimere il proprio dissenso contro i provvedimenti del Governo.
Allo stato attuale delle cose questa è la situazione scaturita dalle Assemblee :


FACOLTA' DI INGEGNERIA: Presidenza di Facoltà OCCUPATA. Assemblea permanente in Aula A (Cubo 40/c) ogni giorno a partire dalle ore 9:00.

FACOLTA' DI ECONOMIA: Presidenza di Facoltà e Aula Consolidata 1 OCCUPATE. Nella giornata di domani, ore 11:00 ci sarà una riunione nella Consolidata 1.

FACOLTA' DI SCIENZE POLITICHE: Aula Capannone G4 OCCUPATA.

FACOLTA' DI LETTERE E FILOSOFIA: Aula Filol.8 (già cogestita) OCCUPATA.

All'interno di questi spazi, temporaneamente occupati, si terranno le lezioni, i seminari e i laboratori di "didattica alternativa".
Il Comitato Unical sostiene e partecipa alla mobilitazione studentesca, preparandosi ad organizzare un movimento di massa in vista delle prossime ed imminenti manifestazioni nazionali. In particolare quella del 14 Novembre.


SCIOPERO 30 OTTOBRE: STUDENTI E LAVORATORI UNITI

ROMA (Reuters) - Studenti, insegnanti e genitori hanno manifestato a Roma, Milano, Torino e in molte altre città contro la legge Gelmini, nel giorno di sciopero nazionale della scuola indetto da Cgil, Cisl, Uil, Gilda e Snals.

Nelle intenzioni degli organizzatori lo sciopero odierno sarebbe dovuto avvenire prima del voto finale di conversione del decreto Gelmini al Senato, ma l'opposizione - che ieri, Udc compresa, ha votato compatta contro il decreto - ha accusato la maggioranza di aver stretto il calendario dei lavori in aula proprio per battere sul tempo i sindacati.

A Roma gli organizzatori parlano di 800.000 partecipanti, provenienti da tutta Italia. La Questura non fornisce stime, ma nel corso della mattinata, oltre al corteo principale da piazza della Repubblica a piazza del Popolo, ne ha autorizzati altri due: uno da via Nazionale, l'altro da via Cavour.

Il corteo principale è partito alle 9.30, e si è snodato per le vie del centro fino a piazza del Popolo, dove il leader della Cgil Guglielmo Epifani ha chiuso gli interventi.

Lo striscione di apertura del corteo, che riportava le cinque sigle sindacali che hanno indetto lo sciopero, recitava "Uniti per la scuola di tutti". Era seguito dai bambini con un altro striscione su cui erano disegnati quattro bimbi che si tengono per mano - un nero, un cinese, un indiano e un bianco - tra fiori e farfalle e la scritta "Lui è mio amico".

Alcuni pullman diretti a Roma per la manifestazione, hanno detto gli organizzatori dal palco di piazza del Popolo, sono rimasti bloccati e le persone a bordo hanno improvvisato una manifestazione sull'Anagnina.

A Milano un corteo è partito da largo Cairoli diretto a piazza Duomo, mentre a Torino i manifestanti sono partiti da piazza Albarello verso piazza Castello.

EPIFANI: UN MILIONE IN PIAZZA IN TUTTA ITALIA

"Avremo in piazza un milione di persone in tutta Italia", ha commentato Epifani a proposito delle manifestazioni che si sono svolte nel Paese.

"Oggi voi state segnando una giornata memorabile, non solo per la scuola ma per il futuro del Paese e della democrazia", ha detto Epifani dal palco di piazza del Popolo.

"Come si spiega che siamo l'unico Paese con la crisi dove si tagliano 8 miliardi (di euro nella formazione)? ... (Il candidato democratico alla Casa Bianca Barack) Obama ha detto che farà 20 miliardi (di dollari) di investimenti nella scuola", ha aggiunto il leader sindacale.

"Noi siamo dalla parte della sfida riformatrice... Qui non ci sono fannulloni. Noi non abbiamo niente a che fare con le baronie e non le abbiamo mai volute, ma con i tagli voi non le combattete", ha detto Epifani rivolto al governo, per concludere che "la scuola è grande maestra di pace".

Tra gli esponenti politici presenti alla manifestazione romana, il leader del Pd Walter Veltroni.

"Il tentativo di radicalizzazione (va) respinto e tutti devono fare la loro parte", ha detto Veltroni commentando gli scontri di ieri a Roma tra studenti di destra e di sinistra, nei quali sono rimasti feriti in modo lieve alcuni agenti e in seguito ai quali le forze dell'ordine hanno arrestato due persone e ne hanno denunciate altre quattro.

Il leader del Pd ieri ha annunciato l'iniziativa referendaria, dopo che l'Italia dei Valori aveva già suscitato l'entusiasmo dei ragazzi di piazza Navona con la proposta di continuare la lotta anti-Gelmini col referendum.

"I cittadini stanno partecipando con la ferma volontà di non farsi mettere i piedi sopra da una legge che si è preoccupata soltanto di recuperare risorse finanziarie ai danni di un settore come la scuola che è il futuro dei giovani e dei ragazzi", ha commentato il leader dell'IdV Antonio Di Pietro.

"NON CADIAMO NEL TRANELLO"

Lotta Studentesca, formazione giovanile di Forza Nuova, fa sapere in una nota di stare "manifestando e scioperando in tutta Italia contro la legge Gelmini, e lo stiamo facendo anche con la sinistra".

"Noi studenti vogliamo restare uniti, e non cadiamo nel tranello approvato dal Governo che ci vorrebbe vedere in faida tra noi. Continuano pacificamente le occupazioni da noi promosse: la protesta proseguirà ad oltranza, e manterremo la linea del non accettare provocazioni da nessuno", prosegue la nota.

Intanto per le due persone fermate negli scontri di ieri a Roma - un 19enne di destra e un 34enne di sinistra - stamani sono stati convalidati gli arresti, come riferiscono fonti giudiziarie. I due sono stati rilasciati, ma verranno processati per direttissima il 17 novembre davanti al giudice monocratico.

COMMISSIONE UE: CONFIDIAMO IN AUTORITA' ITALIANE

Riguardo agli scontri di ieri e alle polemiche sul fatto che le forze dell'ordine, di fronte alle cariche di gruppi di destra, in un primo tempo non sarebbero intervenute, consentendo inoltre l'accesso in piazza Navona di un camioncino carico di bastoni e spranghe, oggi è arrivata la reazione della Commissione Europea.

"Confidiamo pienamente nelle autorità italiane perché facciano chiarezza su questi eventi che sono assolutamente deplorevoli. Comunque è prevalentemente una questione interna", ha detto oggi in un briefing il portavoce della Commissione.

Il contestato provvedimento approvato ieri in via definitiva, che prende il nome dalla ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini, accorpa misure di vario tipo. Per esempio punta a contenere il costo dei libri di testo scolastici, stabilendo che essi dovranno durare almeno cinque anni, e insieme reintroduce la vecchia figura del "maestro unico" o "prevalente", affiancato da quelli di religione e di inglese.

Sono già tornati, intanto, i voti espressi in numero, coi decimi, e col 5 in condotta si rischia la bocciatura. Si studierà l'educazione civica. Ma viene bloccato anche il turn over degli insegnanti che vanno in pensione, con la scomparsa di 87mila posti in tre anni.

Intanto si attende ora il piano sull'università, che ieri il ministro dell'Istruzione ha detto di voler presentare entro una settimana.

Da giorni il mondo dell'università protesta contro i tagli previsti per gli atenei in buona parte dalla legge 133, la manovra finanziaria triennale dello scorso agosto, chiedendo in particolare il ritiro degli articoli 16 e 66 sulla possibilità per le università di trasformarsi in fondazioni, sui tagli al fondo per il finanziamento ordinario delle università e sul blocco del turnover del personale.

mercoledì 29 ottobre 2008

Scuola, decreto Gelmini è legge ma protesta non si ferma




ROMA (Reuters) - Mentre, come previsto, oggi il Senato ha approvato definitivamente il contestato decreto Gelmini sulla scuola, le proteste degli studenti non si fermano, e ora medi e universitari pensano ad organizzare una manifestazione al Quirinale, per chiedere al Capo dello Stato di non firmare la legge, mentre il partito di Antonio Di Pietro annuncia un referendum abrogativo.

La ministro Maria Stella Gelmini ha invece commentato, con un secco comunicato, che "La scuola cambia. Si torna alla scuola della serietà".

Il sit in degli studenti "in difesa della scuola pubblica" a piazza Navona - cominciato ieri, poi interrotto per il nubifragio che si è abbattuto sulla Capitale e ripreso stamattina - è esploso in un boato dopo che stamattina l'aula di Palazzo Madama ha detto sì con 162 voti favorevoli, 134 contrari e tre astenuti, alla conversione del decreto in legge.

Proteste si sono svolte anche in altre città: a Milano ci sono stati momenti di tensione tra studenti e polizia ma senza serie conseguenze, a Firenze due cortei spontanei hanno bloccato la circolazione delle auto nel centro, e cortei si sono svolti a Napoli.

A Roma alcune migliaia di ragazzi, tra la curiosità dei turisti che di solito affollano piazza Navona, hanno ritmato "buffoni, buffoni" e il classico slogan di tutte le stagioni di protesta, "Se non cambierà, lotta dura sarà".

Dopo il voto, una delegazione di senatori del Pd e dell'Italia dei Valori è scesa per incontrare gli studenti in piazza, sotto l'occhio delle tv ma anche di decine di agenti di polizia in tenuta antisommossa.

Anna Finocchiaro, capogruppo Pd al Senato, ha detto che la battaglia contro il decreto proseguirà davanti alla Corte Costituzionale, mentre il capo dei senatori dell'Idv, Felice Bellisario, ha promesso agli studenti di continuare la lotta, "se servirà, anche con un referendum abrogativo", suscitando applausi entusiasti.

Dopo che alla Camera il governo ha imposto la fiducia sul decreto, al Senato la maggioranza ha bocciato compattamente tutti gli emendamenti dell'opposizione.

FORSE PROTESTA AL QUIRINALE. DOMANI SCIOPERO NAZIONALE

Ma gli studenti anti-Gelmini sembrano determinati a giocare un'altra carta, prima dell'eventuale ricorso al referendum, con l'appello diretto al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Sciolto il sit in, parte dei manifestanti di piazza Navona si è messa in marcia, in un corteo improvvisato, verso l'ateneo della "Sapienza", dove si terrà un'assemblea per decidere come proseguire la protesta, dopo il voto di Palazzo Madama, e mentre la ministro Gelmini annuncia che entro una settimana presenterà anche il suo piano sull'Università.

E in molti, dicono gli stessi studenti vorrebbero organizzare nei prossimi giorni una manifestazione al Quirinale, per sollecitare l'intervento del capo dello Stato, che nei giorni scorsi aveva chiesto il dialogo sulla riforma.

Domani, intanto, a scendere in piazza a Roma saranno i sindacati, con una manifestazione unitaria contro il decreto - ormai divenuto legge - Gelmini.

Nelle intenzioni degli organizzatori lo sciopero del 30 ottobre sarebbe dovuto avvenire prima del voto finale del Senato, ma l'opposizione - che oggi, Udc compresa, ha votato compatta contro il decreto - ha accusato la maggioranza di aver stretto il calendario dei lavori in aula proprio per battere sul tempo i sindacati.

SCONTRI IN PIAZZA TRA GIOVANI DI DESTRA E DI SINISTRA

Intanto, stamattina, dopo il voto del Senato, studenti e giovani appartenenti a un gruppo di estrema destra e loro coetanei militanti di centri sociali si sono scontrati in piazza Navona, e la polizia, intervenuta per sedare le violenze, ha fermato 11 persone.

I due gruppi - aderenti del Blocco Studentesco e militanti di due centri sociali romani dell'area "antagonista", dicono testimoni - si sono affrontati con fumogeni e bastoni, danneggiando anche i tavolini di un bar.

Alcuni testimoni dicono che gli scontri sono iniziati quando i giovani del Blocco Studentesco hanno tentato di aprirsi uno spazio all'interno della manifestazione, e alcune foto li ritraggono mentre impugnano bastoni con entrambe le mani.

La polizia, intervenuta per sedare le violenze, ha reso noto di aver fermato 11 giovani, tutti militanti di estrema destra, la cui posizione viene ora vagliata presso il commissariato Trevi.

Negli scontri, ha detto un funzionario della Questura, sono rimasti feriti, ma in modo lieve, un ispettore e due agenti.

Gli scontri, terminati quando la polizia è intervenuta in forza in piazza, non hanno provocato feriti né contusi.

Poche decine di minuti prima, un altro scontro analogo nella vicina piazza delle Cinque Lune, aveva provocato il ferimento, seppure lieve, di due giovani.

Non è la prima volta che nelle manifestazioni di questi giorni si verificano scontri interni tra i dimostranti. Alle proteste partecipano infatti anche giovani di estrema destra, che contestano la riforma Gelmini e il governo, ma che incontrano l'ostilità di altri gruppi di studenti.

E stamattina la Rete degli Studenti, il "sindacato" di medi e universitari vicino al centrosinistra, ha condannato "chi ha cercato di trasformare la piazza in un teatro di guerra".

"Le forze dell'ordine sono intervenute su richiesta dei manifestanti che volevano proseguire pacificamente quando la situazione, già tesa dalla mattinata, stava precipitando", dice un comunicato.

CHE DICE LA RIFORMA GELMINI

Il contestato provvedimento che prende il nome dalla ministro accorpa misure di vario tipo. Per esempio punta a contenere il costo dei libri di testo scolastici, stabilendo che essi dovranno durare almeno cinque anni, e insieme reintroduce la vecchia figura del "maestro unico" o "prevalente", affiancato da quelli di religione e di inglese.

Torneranno i voti espressi in numero, coi decimi, e col 5 in condotta si rischierà la bocciatura. Si studierà l'educazione civica. Ma sarà bloccato anche il turn over degli insegnanti che vanno in pensione, con la scomparsa di 87mila posti in tre anni.

La legge non parla in modo specifico del tempo pieno, ma dato che l'orario del "maestro unico" sarà di 24 ore settimanali, in molti - soprattutto le famiglie dove entrambi i genitori lavorano - temono che questo significherà una riduzione degli orari di presenza a scuola, o un aumento delle attività a pagamento. Il premier Berlusconi ha però assicurato che con le nuove norme sarà invece possibile estendere il tempo pieno, utilizzando meglio gli insegnanti.

Il provvedimento destina anche 20 milioni di euro all'edilizia scolastica, ma riduce complessivamente la spesa per la scuola elementare di 7,8 miliardi di euro, pur promettendo di impiegare il 30% di questa somma per premiare i docenti più meritevoli.

Da giorni, intanto, protesta anche il mondo dell'università, contro i tagli previsti per gli atenei in buona parte dalla legge 133, la manovra finanziaria triennale dello scorso agosto, chiedendo in particolare il ritiro degli articoli 16 e 66 sulla possibilità per le università di trasformarsi in fondazioni, sui tagli al fondo per il finanziamento ordinario delle università e sul blocco del turnover del personale.

martedì 28 ottobre 2008

DOMANI VOTO AL SENATO: anche Famiglia Cristiana e i rettori italiani contro il decreto Gelmini


Domani, al Senato, sarà l’ora del voto finale per il decreto Gelmini. Ma, intanto, in strada infuria la protesta. Le occupazioni si moltiplicano, gli studenti affollano i cortei e sotto le finestre di palazzo Madama aumenta il numero di chi chiede lo stop del decreto.

Gli studenti però non sono soli. Il PD chiede il ritiro del decreto e la creazione di un tavolo di discussione con il mondo dell’istruzione. Walter Veltroni, in un’intervista a Repubblica, parla infatti del decreto Gelmini come una “riformetta” che è ben lontana “da quel grande disegno di innovazione, fondata su pari opportunità e merito, di cui il sistema formativo italiano avrebbe bisogno". "Invece di minacciare la polizia - dice ancora il segretario del PD - sarebbe giusto ritirare il decreto e sedersi a discutere, con una scadenza definita, con il mondo della scuola".

Al coro che si leva dagli atenei e dalle scuole, si aggiunge anche la voce di Famiglia Cristiana.“Il bene della scuola, ma anche del Paese, - scrive il periodico dei Paolini - richiede la sospensione o il ritiro del decreto Gelmini”. Studenti e professori, continua il settimanale, “hanno seri motivi per protestare” contro una legge che più che “riforma della scuola” dovrebbe chiamarsi “contenimento della spesa”, approvata per giunta “a colpi di decreti, senza dibattito e un progetto pedagogico condiviso da alunni e docenti”.

“Un Paese in crisi – scrive ancora la rivista cattolica - trova i soldi per Alitalia e banche: perché non per la scuola?” Per Famiglia Cristiana, insomma, i 'seri motivi per protestare' non sono per il voto in condotta o il grembiulino, ma per i tagli indiscriminati che “colpiscono il cuore pulsante di una nazione”.

Un cuore il cui battito rischia di soccombere sotto la marcia serrata che il governo ha imposto al provvedimento. Prima il passaggio “blindato” dalla fiducia alla Camera. Poi l’azzeramento del dibattito al Senato, dove domani potrebbe ricevere l’ultimo ok. Nessuna modifica al testo originale, nessuna apertura all’opposizione. Nemmeno un orecchio teso alle richieste che, con forza e determinazione, salgono dagli studenti.

Il risultato è che molti atenei rimangono occupati o in mobilitazione. Ad Ancona oggi si prevedono nuove azioni dimostrative in segno di protesta. A Cagliari l`Udu e altre associazioni studentesche proseguono l`autogesione della facoltà di Lettere. A Brindisi, polo dell`Ateneo di Lecce, un corteo di auto partirà dalla Cittadella e arriverà in piazza Santa Teresa dove si terrà un sit-in di protesta di universitari e studenti delle scuole medie superiori. A Cosenza ci sarà un`Assemblea d`Ateneo del 'Comitato Unical', mentre a Perugia l`Udu Perugia oggi ha organizzato un corteo itinerante che finirà con un`assemblea d`Ateneo. Assemblea d'ateneo anche a Potenza e a Pavia, dove si terrà anche una 'Serata contro la 133'. A Torino i giovani di Azione universitaria annunciano di aver occupato il rettorato dell'università e si preparano contestazioni al ministro Mariastella Gelmini, attesa oggi in città.

A Roma una manifestazione di studenti delle scuole superiori della capitale è partita poco dopo le ore 10 da piazza della Repubblica per raggiungere, dopo essere passata dalla Città universitaria, il Senato. Il corteo, come nei giorni scorsi, ha raggiunto piazza Navona e per poi protestare contro il governo sotto le finestre di palazzo Madama, dove erano già presenti gruppi di studenti.

Nella Capitale proseguono poi le occupazioni di istituti e assemblee negli atenei, mentre la facoltà di Studi orientali della Sapienza terrà oggi alcune lezioni all'aperto in Piazza Farnese. Verso le 13.30 è partito dalla Sapienza il corteo diretto al Senato, dove si terrà un presidio di protesta cui parteciperanno anche i Cobas. Attiva anche l’Università di Roma Tor Vergata che a partire da ieri ha organizzato cortei e assemblee a Lettere, Ingegneria e Medicina.

Accanto agli studenti ci sono anche alcuni rettori che hanno annunciano addirittura le dimissioni. Lo ha fatto Il rettore Francesco Profumo che ha messo sul tavolo della discussione e delle proteste che agitano le università italiane tutto il peso e il prestigio di uno dei più accreditati atenei d`Europa, il Politecnico di Torino: “Se il governo non cambierà strada, convocando i rettori, ritirando tagli insostenibili a aprendo la via a una seria riforma delle università – si legge nell’intervista rilasciata a La Stampa - non potrò che dimettermi, insieme agli altri rettori italiani. Ne abbiamo parlato, siamo tutti d`accordo”.

Anche Enrico Decleva, “magnifico” della Statale di Milano e presidente della Conferenza dei rettori, conferma: “Non potremo fare altro. La Finanziaria infligge alle università un colpo mortale”.